Tropico del Toro (1985)

01 January 1985

E gioco ancora / Filippo da grande / Piccola regina / La mia idea / Città di frontiera / Insopportabile blu / Dolcemente stupida / Preghiera di Jacques / Torino, fascino di-vino

Registrato a Torino presso il RECORDING STUDIO di Aldo Russo / Produzione: Romeo Ferrero, Aldo Russo, Enzo Maolucci Registrazione e mix: Aldo Russo / Copertina: Giorgio Bianco

EDIZIONI AUGUSTA: (Via Legnano 13 - 10128 Torino) Dic. '85 - MS1010


[L'indicazione dei musicisti che hanno suonato è divisa per brano, per cui noi abbiamo cercato di riassumere qui di seguito] Voce e parole: Enzo Maolucci Musica: Enzo Maolucci (1-2-4-5-6-7), Marco Nieloud (3-9), Aldo Russo (6-7-8) Arrangiamento: Silvano Borgatta (1-3-4-5), Aldo Russo (6-7-8), Marco Nieloud (9), Claudio Chiara (2) Tastiere: Silvano Borgatta (1-2-3-4-5-6-7-8) Saxofono: Claudio Chiara (1-2-3-5-7) Trombe: Sergio Bongiovanni (2) Tromboni: Johnny Capriuolo (2) Piano: Silvano Borgatta (2-4-8) Chitarra: Aldo Russo (6) Batteria: Louis Atzori (9) Cori: Enzo Maolucci (5), Marco Nieloud (5-9) Percussioni: Louis Atzori (6) Basso: Marco Nieloud (9) Violino: Maria Ormezzano (9)


1 - E GIOCO ANCORA

Odio i mari troppo blu dei viaggi organizzati a bali e tutti gli ombrelloni di riviere. Odio tutte le crociere premio e pasque baleari le settimane bianche, le settimane nere. E sogno ancora e gioco ancora e cerco ancora l'avventura che mi porta via e mette in salvo la mia fantasia. Stringo l'anima tra i denti a cavallo del mio cuore gioco a dadi col destino e scherzo col dolore. Ogni giorno è sempre il primo della vita che mi resta cerco Dio nel deserto e dentro la tempesta. E sogno ancora e gioco ancora e corro ancora e voglio ancora l'avventura e trovo nuovi giochi sempre a mia misura. Ho la maschera di un vecchio e il singhiozzo di un bambino non seguo mai nessuno, non mi sento mai cretino. Cerco la natura solo quando non mi vuole la fortuna è come il vento stretto nelle vele. E sogno ancora e gioco ancora e corro ancora e voglio ancora e piango ancora e rido ancora e grido ancora e vivo ancora. Solo l'avventura può salvarmi dagli inganni dalla gente stupida, dai servi e dai tiranni dallo sguardo assurdo di una strana malattia da una vecchia foto che mi fa scappare via. E sogno ancora e gioco ancora e corro ancora e voglio ancora e piango ancora e rido ancora e grido ancora e cerco ancora e vivo ancora.

2 - FILIPPO DA GRANDE

Un compito in classe che guarda lontano. Filippo si affaccia alla vita e sereno. Da quello che vede alla sua età scrive la felicità. «Da grande sarò davvero contento perché guiderò la moto ai duecento con le ragazze andrò a ballare e picchierò chi le vuole toccare. E farò i miei compleanni con gli amici della classe con le mie compagne e le professoresse andremo a mangiare la pizza in città (che bello, che felicità). Da grande farò week-end in riviera andrò alla partita e al cinema di sera e poi lunedì dovrò lavorare per farmi un mestiere e per guadagnare. Mi farò una ragazza, ci sarà una festa pazza così mi sposerò e la torta mangerò con tanti gelati e bei pasticcini, spumante, coca-cola e panini. In viaggio di nozze vedrò Stati Uniti l'Arabia, la Cina e bei mari puliti. Faremo un bambino, con lui giocherò e a caccia da grande lo porterò. In agosto andremo al mare, o forse giù al paese gli darò alla settimana un "cinquemila" per le spese e gli comprerò i trenini per giocare e da grande lui sarà ingeniere. Da grande mio figlio si sposerà faremo la festa e contento sarà e anche da vecchio andrò per uccelli ma non per mangiarli, perché sono belli. E quando andrò in pensione me ne starò in campagna giocherò alla schedina perché a volte si guadagna e a mia moglie la pelliccia comprerò di cincillà (che bello, che felicità). Da grande farò ai miei nipotini tanti regali, uccelli e trenini e tutti gii inverni farò con la neve un bei pupazzo, come si deve. Con il naso di carota e la pipa di corteccia con la scopa per fucile e il mio cappello da caccia e come tutta la gente poi morirò e dentro un cimitero starò». Un compito in classe che guarda lontano quando la vita ti prende per mano. Il professore ha scritto: "Geniale, Filippo, non c'è altro che vale!"

*Trasposizione quasi letterale di un tema di italiano scritto nell'82 da Filippo Zilla a 11 anni (Scuola Media "Giacosa" - Torino)

3 - PICCOLA REGINA

Se l'estate fosse mia e l'inverno una bugia i tuoi sogni comprerei insieme a tutte le follie ti venderei le mie fantasie di tanto tempo fa. Se non finissero le sere e non ci fossero galere davvero ruberei le rose che tu non mi dai oh, regina bella dei miei guai resta un po' con me. In mezzo a cieli e mari più distanti e chiari la mia musica ti porterei fiumi che parlano, venti che suonano insieme a te, regina, inventerei e ai tuoi piedi metterei una città con mille luci e mille oscurità e fermerei tutti i passanti della via per gridare finalmente che sei mia. Se, mia piccola regina fossi tu la mia rovina felice io sarei e me ne andrei più fondo ancora per averti mia ad ogni ora Come poco fa. Se al futuro il verbo amare non si può mai coniugare l'infinito che ci fa? Ho solo in mano spade e fiori e tu, regina mia di dolori più carte non mi dai. In mezzo a cieli e mari più distanti e chiari la mia musica ti porterei fiumi che parlano, venti che suonano insieme a te, regina, inventerei e ai tuoi piedi metterei una città con mille luci e mille oscurità e fermerei tutti i passanti della via per gridare finalmente che sei mia.

4 - LA MIA IDEA

Quanti sogni nelle ossa, quante immagini dei miei struggenti e pazzi viaggi. Quante frecce costruite nella notte che non ho mai voglia di scagliare. E i sogni vanno via, via coi capelli scoprendo la mia fronte, aprendo la mia mente e tu, e tu vorresti che io mi fermassi qui e non corressi sempre incontro ad aquiloni inquieti al vento. Ma la mia idea non la cambierò mai ed è per questo che io vivo (sopravvivo) inseguirò la vita là dove va chi si è fermato adesso e morto (o uccide i suoi rimpianti). Per questa idea che non cambia mai io son cambiato troppe volte (non so quante) e io lo so che hai ragione anche tu, io basto solo per me stesso, ma tu pensa quanta rabbia ed impotenza mi han nutrito vegliando sulle mie nevrosi e quante porte alle mie spalle ho già sbattuto (ma quel rumore non finisce) e quante tenerezze ho regalato via insieme ad altre cose che non ho mai voluto. La libertà si compera, la vendono i potenti, è roba sotto banco sai, perciò la paghi molto cara, Ma la mia idea non la cambierò mai ed è per questo che io vivo (sopravvivo) eppure, credimi, hai torto anche tu (senza di te qualcosa manca o forse perde senso). Ma questa idea deve vincere perché ho già paura di scoprire un giorno nello specchio un vecchio pazzo che la morte cercò tirando al cielo col suo arco (e guarda venir giù le frecce).

5 - CITTA' DI FRONTIERA

Tutte le città sono stupende come Dio le ha credute Tutte le città sono tremende come l'uomo le ha volute. Ognuno sceglie la città che ha meritato (la città capisce ogni tuo peccato). Allora non andrò a Milano ne a Parigi ne a Berlino, Allora non andrò nemmeno a Roma ne a Calcutta ne a Pechino e fin che vivo io starò a Torino dove gli ubriachi hanno un fascino "di-vino". E più mi manchi e più sei mia e più ti odio e più sei mia. Ti han dato un cuore come un motore che vive acceso e anche spento non muore. Torino tu sei mia, distante dall'Italia e dalla sua pazzia Torino tu sei mia, la verità maligna, la cortese bugia. Chiusa, diffidente, niente che ti va (non per timidezza, ma per dignità) . Mia città di frontiera, più importante che vera tu calda gelateria o fredda fonderia ti han detto che sei pigra e poco originale (tipici difetti del "geniale"). E più mi manchi e più sei mia e più ti odio e più sei mia. Ti han dato un cuore come un motore che vive acceso e anche spento non muore. Torino, grande maga occidentale senza nulla di perverso Torino si diverte poco e male, sempre uguale nel diverso Torino sempre ferma perché sa aspettare Torino è un avamposto militare. Potere bianco-nero, che metti sempre in rete questa vita qui si brucia, qui si chiude, qui si paga e la domenica è finita. Città che inventi tutto e non ricavi niente città che sopravvivi a un mondo deficiente città bugiarda e troppo avara per sognare dammi un buon pretesto almeno per restare.

*"Le città son come Dio le ha volute / e come l'uomo le ha credute" sono i primi versi di una poesia di Vasco Are.

6 - INSOPPORTABILE BLU

Che blu, che blu, che insopportabile blu. Nell'isola verde ci sei soltanto tu. Abbiamo preso il sole, abbiamo preso il thè ed altro da fare non c'è. Che blu, che blu che insopportabile blu (naufragio organizzato che mi hai proposto tu). A vitamine e frutta non resisto più (che bella carne abbronzata sei tu). E da tre giorni che siamo qui e sopravvivo per te. Sono più magro e ricordo un grissino (non sono felice e neppure ti amo). Che blu, che blu, che insopportabile blu (che stupide stelle, che stupida anche tu). le palme sempre uguali e niente novità (vedo miraggi di civiltà). Passano i giorni e restiamo qui. lo sopravvivo anche a te. Tu leggi un libro di Umberto Eco io non pesco niente son sempre ubriaco. Che blu, che blu, che insopportabile blu. Qui non verranno a prenderci mai più magari c'è la guerra nella mia città (chissà che bello trovarsi là).

7 - DOLCEMENTE STUPIDA

Tenera e dolcemente stupida maliziosa, trasognata e languida Libera (per quanto non si sa). Io mi perdo e ti lascio i miei pensieri dentro un fiume di ciechi desideri tu sei l'acqua, io l'acciaio che si spezza ucciso da quell'ultima carezza. Tenera e dolcemente stupida dolce, amara, delicata e tiepida anima di un fiore che non c'è. Mi fai morire stupenda malattia dalle labbra bagnate di follia tu farfalla trafitta ed incantata abbassi le tue ali già finita.

8 - PREGHIERA DI JACQUES

Così violento, così fragile amore così disperato e tenero amore cattivo come il tempo quando è cattivo e così vivo, così bello, così chiaro come il giorno. Così crudele, coraggioso e sincero come un bimbo quando gioca davvero così pauroso nelle stanze del buio ma sicuro, come un uomo della notte senza Dio. Amore stupendo di sera di giorno facevi paura col tuo testardo sorriso cosi ti abbiamo ucciso. Così ferito, così fragile amore così distrutto, così tenero amore noi ti abbiamo messo in croce e poi torturato, calpestato, annegato e calcellato. Adesso sì che lo vogliamo più sincero perché era bello, e dev'essere anche vero per me, per te, per tutti quelli che hanno amato sempre nuovo, sempre uguale, almeno lui non è cambiato. Amore stupendo di sera di giorno facevi paura col tuo testardo sorriso così ti abbiamo ucciso. Così crudele come tutti i ricordi così imbecille come tutti i rimpianti per me, per te, per tutti quelli che hanno amato resta lì, non te ne andare, ti abbiamo ucciso e mai lasciato. Tu non lasciarci mai morire lontano dacci un segno, amore, tendici una mano e nel bosco dei ricordi d'improvviso grida forte, corri a noi, ti prego, salvaci se puoi.

9 - TORINO, FASCINO DI-VINO

Tutte le città sono stupende come dio le ha credute. Tutte le città sono tremende come l'uomo le ha volute. E allora non andrò a Milano né a Parigi né a Berlino e allora non andrò a Chicago né Calcutta né a Pechino. E finché vivo io starò a Torino dove gli ubriachi hanno un fascino di-vino e finché vivo io starò a Torino che si veste nuova come il vecchio Valentino. Torino grande maga occidentale senza nulla di perverso Torino si diverte poco e male sempre uguale nel diverso. E più mi manchi e più sei mia e più ti odio e più sei mia Torino verità maligna Torino cortese bugia. E finché vivo io starò a Torino dove gli ubriachi hanno un fascino di-vino e finché vivo io starò a Torino che si veste nuova come il vecchio Valentino E finché vivo crederò a Torino. E finché vivo crederò a Torino.....